TripAdvisor e la recensione-vergogna: «Disabili? Non un bello spettacolo»

Oggi leggo in rassegna stampa la storia della recensione-vergogna su TripAdvisor: «Troppi disabili in carrozzina», si lamenta il cliente di un villaggio vacanze. «Non sono un bello spettacolo per i miei figli». E ancora: «Valuterò se procedere per le vie legali contro la struttura. Che pacco che mi hanno servito».
Forse (visto peraltro il povero italiano in cui si esprime) l’autore di questa recensione è uomo di grande ignoranza e teme che la disabilità sia contagiosa.
Oppure, semplicemente, è uno stronzo.
Lo so: l’ho detto in francese. Ma ogni tanto bisogna chiamare le cose con il proprio nome.
Ma soprattutto, uno capace di scrivere certe cose non è un buon padre.
Perché pure se magari ogni sabato accompagna i pargoli alla partita di calcetto e non si perde un colloquio con le maestre, né un saggio di fine anno, sta privando i suoi figli di un bene essenziale: la capacità di empatizzare con gli altri. La base della convivenza civile sta tutta qui: nell’imparare a riconoscere la gioia, il dolore e tutti i sentimenti intermedi anche al di fuori di noi stessi.
Se basta una carrozzina per farti perdere questa capacità, vuol dire che come essere umano fai abbastanza schifo.
E non solo: il mondo è davvero bello perché è vario. Fossimo tutti uguali, sai che noia? I disabili fanno paura sono a chi non li conosce.
Ora, caro autore della recensione-vergogna: diciamo che voglio concederti il beneficio del dubbio. Diciamo che voglio credere che il tuo exploit da leone di tastiera sia solo frutto di ignoranza, e scartiamo per un attimo la seconda – seppure tanto verosimile – ipotesi.
Ti chiedo a questo punto una cosa:
e se i tuoi oggi normodotati figlioli per qualche malaugurato motivo finissero un domani sulla sedia a rotelle? O se tu stesso – chissà – tra qualche anno non sarai più autosufficiente?
Succede a tanti: nessuno è al riparo dalla svolte non pianificate della vita.
Renditi conto che la disabilità è molto più vicina a te e a ciascuno di noi di quanto non pensiamo.
Farai quindi meglio a imparare a rispettarla, e a riconoscere che i disabili non sono esseri umani difettosi, da tollerare. Sono esseri umani punto.
Una sedia a rotelle o un cromosoma in più fanno parte della vita. Sono fatti normali, non aberrazioni da nascondere, della serie: Va bene finché stanno tra di loro, ma vuoi mettere il fastidio di ritrovarteli vicini di ombrellone?
Quindi, caro genitore che sei tanto in ansia per il «brutto spettacolo» a cui sono stati sottoposti gli occhietti innocenti dei tuoi bambini, dopo avere mangiato il tuo cocomero di fine luglio e prima di sparare palline all’ennesimo Zubat, leggiti questo pezzo di Iacopo Melio.
Sia mai che perfino tu riesca a imparare qualcosa da un disabile…