La merenda che mi preparava mia nonna e quella che dò io a mia figlia
Mia nonna, da brava contadina abruzzese, per merenda mi preparava i ravioli fritti. Io li adoravo. Ma ora da mamma mi rendo conto che forse – forse, eh!- non erano proprio bilanciati dal punto di vista nutrizionale… L’educazione alimentare fa parte dell’educazione da dare ai nostri figli. Quando il tempo è tiranno, la merenda la compro già pronta: e questa nuova proposta mi soddisfa molto (ma soprattutto soddisfa mia figlia).

Chi di voi come me ha avuto una nonna cresciuta in campagna e arrivata in città solo una volta sposata, sa bene che puoi togliere il contadino dalla campagna, ma non la campagna dal contadino.
Per tutta la sua vita, mia nonna si è alzata alle cinque di mattina.
Iniziava la giornata intrecciando i capelli (lunghissimi e neri fino alla fine) e nascondendoli sotto un fazzoletto colorato annodato stretto alla testa.
E poi…
Poi iniziava a cucinare.
Dormire da lei significava svegliarsi col profumo del ragù e trovarla immancabilmente in cucina davanti a 3-4 pentole borbottanti.
Il cibo per la mia nonna ex contadina, e che per di più da giovane aveva patito le privazioni della guerra, era una cosa importante.
Per tutte le elementari, i miei pomeriggi li trascorrevo da lei. Tornavo da scuola a piedi, spesso insieme a mio cugino; e lì ci aspettava nonna. Con il suo fazzoletto colorato, un onnipresente maglioncino di lana a bottoncini che non abbandonava nemmeno d’estate, e la merenda.
O meglio: la Merenda.
Fare merenda da nonna significava trovare ogni giorno un dolce nuovo in credenza. Torta paradiso, crostata di visciole, torta all’ananas. Ogni tanto, quando eravamo proprio fortunati, ravioli ricotta e cacao, fritti al momento.
Il tutto accompagnato da un rituale tè delle 17, vezzo all’inglese che mia nonna, contadina abruzzese, chissà dove aveva imparato e fatto suo.
Mia nonna mi manca.
Quando ripenso a lei, non posso non ripensare al sapore delle sue torte, le più buone che io abbia mai mangiato.
La vita che mia nonna ha vissuto, i tempi che scandivano le sue giornate non avrebbero potuto essere più diversi da quelli miei di oggi.
Lei ha dovuto lasciare la scuola a 8 anni per iniziare a lavorare nei campi e prendersi cura dei fratelli più piccoli.
La sua infanzia è stata breve. La mia lunga, tipica di una bambina degli anni 80, cresciuta con Cristina D’Avena come sottofondo.
Mia nonna ha sempre pensato che il posto di una donna è la casa, io che ogni ragazza deve tentare di conquistare il mondo.
Mia nonna si svegliava alle 5 per iniziare a cucinare il pranzo al marito; io mi alzo alle 5 per andare al lavoro, e mio marito mi lascia il pranzo organizzato per quando rientro.
Non cucinerò mai bene come mia nonna. E le merende fatte in casa che proponeva lei a me e mio cugino se ne sono andate per sempre.
Oggi non sono più io la bambina che mangia la merenda. Sono la mamma che la dà.
E quei ravioli fritti, che pure tanto amavo da piccola, ora li considero sotto un altro punto di vista: erano troppo. Troppo calorici, troppo pesanti.
Se a mia nonna qualcuno avesse detto che un cibo era troppo grasso, lei lo avrebbe probabilmente preso come un complimento.
Per chi ha sofferto la fame, “grasso” è una parola bella: significa abbondanza, significa salute (anche in questo, la mia vita popolata di nutrizionisti e diete e quella di mia nonna non avrebbero potuto essere più diverse…).
In Italia sovrappeso e obesità infantile sono in aumento.
Secondo quanto rilevato dal sistema di sorveglianza nazionale OKkio alla salute, promosso dal Ministero della salute, nel nostro Paese un bimbo su tre tra gli 8 e i 9 anni pesa più di quanto dovrebbe. E bambini iperalimentati spesso diventano adulti poco sani…
Quando ho tempo, io per mia figlia preparo un plumcake leggero, olio extravergine d’oliva al posto del burro, farina semi integrale e yogurt (la ricetta ve la posto a breve).
Quando non ho nemmeno quel po’ di tempo che serve per imbastire un dolcetto casalingo, la merenda la compro già fatta.
E qui si apre un capitolo complesso, per vari motivi.
Innanzitutto perché da mamma e prima ancora da donna molto attenta all’alimentazione, ho standard da rompiscatole. Tenete presente che:
Per essere salutare, una buona merenda dovrebbe dare in media tra le 150 e le 200 chilocalorie, divise così: il 50% da carboidrati e per il resto una quota non troppo abbondante, ma significativa di proteine e grassi, e una giusta quantità di sali minerali e vitamine.
I carboidrati sono particolarmente importanti perché costituiscono la base dalla quale trarre energia. Mentre le proteine sono essenziali per la formazione dei tessuti corporei e lo sviluppo osseo dei bambini e sono un nutriente strettamente legato al senso di sazietà.
In queste settimane, Parmareggio, l’azienda dei topolini con la erre moscia, ha appena lanciato sul mercato la sua prima merenda dolce:
L’ABC della merenda con Plumcake e Frullato.
Forse avete visto questo spot in tv:
Io ho deciso di farla provare a mia figlia dopo avere assodato alcune caratteristiche.
La prima: il plumcake è preparato con una ricetta messa a punto con un esperto di alimentazione e nutrizione.
Unisce le proteine del frumento alle “proteine nobili” del Parmigiano Reggiano ricche di tutti gli amminoacidi essenziali necessari alla costruzione dei tessuti che il nostro organismo non riesce a produrre da solo e deve assumere con il cibo.
Altra caratteristica importante: il frullato è 100% frutta e arricchito da vitamina C.
Ultimo, ma non meno importante, è anche l’aspetto della praticità. Il confezionamento in vaschetta di ABC della merenda la rende particolarmente indicata per essere portata nello zaino o nella borsa.
Per chi ha una figlia piccola, come me, è ideale da infilare nel porta oggetti del passeggino prima di uscire per la passeggiata a parco.
Chi ha figli più grandicelli, come la mia amica Flaminia, che porta la sua Matilde a ginnastica artistica, può infilarla nel borsone del cambio, così da avere pronto uno spuntino equilibrato pre/post sport.

Insomma: sulla carta,
L’ABC della merenda con Plumcake e Frullato mi è sembrata la merenda perfetta.
Ma a prescindere da nutrizionista e praticità, l’Uomo del Monte resta sempre mia figlia. Che è una gourmet in erba, e quando le propongo qualcosa che non incontra i gusti del suo piccolo, schizzinoso palato, dopo averlo sputato lontanissimo, mi guarda con quello sguardo alla Bastianich che dice: «Vuoi che io muoro??»
L’ABC della merenda le piacerà o non le piacerà?
Beh… Direi che anche l’esame pratico è stato superato a pieni voti!

Per chi volesse approfondire, o magari avere spunti e consigli nutrizionali da un esperto, sul sito Parmareggio potete consultare questa sezione dedicata ai bambini, oppure date un’occhiata alla loro pagina Facebook.